Una vite piantata senza il Padre non prende vita. Verrà sradicata e alla fine perirà“. (Vangelo secondo Tommaso)

Possiamo avvicinarci a Dio attraverso qualsiasi azione benefica

Un autentico ricercatore spirituale aspira a sentire Dio tanto spesso quanto lo vuole presente nella sua vita. Non è così difficile come sembra. Questo perché l’essere umano può avvicinarsi ed entrare in profonda comunione spirituale con Dio Padre in ogni momento, attraverso qualsiasi azione benefica che compie, indipendentemente dalla sua natura, se consacra in anticipo i frutti di quell’azione a Dio Padre.

Il termine consacrare deriva dalla parola latina consecrare, che nella traduzione rumena significa “santificare”. Consacrare significa, in generale, far sì che qualcosa di specifico diventi sacro, dedicando quel qualcosa o a Dio o ad una divinità. In senso particolare, quando si riferisce alla realizzazione di determinate azioni, la consacrazione implica l’offerta a Dio Padre, in anticipazione, di tutti i frutti (cioè le conseguenze, i frutti) di essa.

Nel momento in cui si offrono a Dio i frutti di un’azione, quando Dio riceve questa offerta che poi sarà fruttuosa attraverso l’azione, praticamente quell’azione non viene più compiuta dall’essere umano in questione. Il vero agente diventa allora Dio stesso, al quale il rispettivo essere umano ha offerto in modo totale e incondizionato qualsiasi risultato. Così l’essere finisce per essere guidato, ispirato e sostenuto direttamente da Dio Padre. Compiendo quasi in ogni momento la consacrazione dei frutti delle nostre azioni, mirando poi a sentire il più chiaramente possibile la risposta interiore affermativa e manifestata come stato di intima, misteriosa comunione con l’essere infinito di Dio, ciascuno di noi può sperimentare, in il momento molto presente, l’immortalità spirituale.

Come consacriamo

Per la corretta realizzazione della consacrazione a Dio Padre, è innanzitutto necessario avere un intenso stato interiore di totale sincerità, apertura e umiltà. Ogni volta che offriamo a Dio il frutto di un’azione, dobbiamo avere il candore di un bambino e consacrare che ciò che dovrebbe essere nostro (nella visione ordinaria, comune) è in realtà un’offerta che offriamo a Dio.

Attraverso questo stato sincero che manifestiamo, offrendo a Dio pieno di amore i risultati delle nostre azioni, ci sentiremo dentro uno stato ineffabile di comunione con qualcosa che ci supera in dimensioni e sottigliezza. Si manifesterà come una carica dal sottile flusso estatico e trascendente, che genera felicità e gioia interiore, che si manifesta sempre nel nostro essere da cima a fondo. Di regola, sentiamo questa risposta ineffabile come se provenisse da qualche parte sopra la sommità della nostra testa, inondando il nostro essere e facendoci così entrare quasi istantaneamente in uno stato di coscienza molto più elevato, pieno di felicità, uno stato di vibrazione che è molto superiore alle situazioni della vita quotidiana. È uno stato eccezionale, uno stato meraviglioso dell’essere.

E il silenzio è una risposta

Se ad una certa nostra consacrazione chiara e ferma, mediante la quale miriamo ad offrire i frutti del nostro agire a Dio Padre, non appare alcuna risposta misteriosa nel nostro universo interiore, quando cioè alla nostra consacrazione Dio risponde ovviamente attraverso il silenzio , una tale risposta – anzi l’assenza di qualsiasi risposta – mostra che i frutti che stiamo per offrire, per donare a Dio Padre, non gli piacciono o come si dice solitamente “non sono integrati spiritualmente”. Indirettamente ciò evidenzia che ciò che vogliamo fare non è benefico, non è buono, non è pienamente integrato nell’armonia divina della natura. In una situazione del genere è più saggio astenersi da tale azione.

Sempre, per quanto possiamo comprendere, la scelta di effettuare in anticipo la consacrazione dei frutti di un’azione a Dio fa apparire un misterioso dialogo sui generis con Dio Padre. È per noi costruttivo ed edificante, anche quando Dio Padre risponde nel silenzio. Ma possiamo essere assolutamente sicuri che se Dio ci dà una risposta affermativa alla consacrazione fatta in anticipo, valida per 24 ore dal momento di ricevere la risposta affermativa, Dio poi ci sostiene, senza sosta, nel portare a termine quell’azione .

Eseguendo tre o più consacrazioni per la stessa azione divinamente integrata, alla quale abbiamo ricevuto risposta fin dalla prima volta, appariranno effetti cumulativi. Ma se non riceviamo alcuna risposta ad una consacrazione dei frutti, non è necessario ripetere la consacrazione, perché se Dio ci dicesse no, non potrebbe essere altrimenti.

Effetti

Consacrare i frutti di un’azione benefica a Dio Padre, se è accompagnata da una risposta affermativa sufficientemente chiara, fa apparire nell’universo dell’essere umano tutta una serie di effetti benefici, misteriosi, molteplici, che il più delle volte non possono essere chiaramente evidenziati.
Sempre, senza eccezione, si possono osservare le enormi differenze tra le azioni compiute senza previa consacrazione e quelle compiute con la consacrazione dei loro frutti.

Se consacriamo in questo modo possiamo anche non conoscere alcuna teoria metafisica complessa, avere conoscenze filosofiche, conoscere o praticare alcuna religione, aver studiato nessun libro sul rapporto dell’uomo con Dio, non avere una fede chiara e ferma in Dio, o non sapere cosa significhi karma. Tuttavia, se lo facciamo sinceramente, noteremo qualcosa di assolutamente sorprendente, qualcosa di miracoloso che accadrà nel nostro essere.

Come aspetto pratico importante, il mistero della consacrazione dei frutti delle nostre azioni (a Dio Padre o a qualche altra entità sottile e benefica) ci consente la completa libertà dagli effetti successivi o “catene” delle nostre azioni. Procedendo costantemente in questo modo, realizzando sistematicamente la consacrazione dei frutti delle nostre azioni (meglio a Dio), per noi non esiste più il karma (le conseguenze che sempre si presentano, secondo la Legge universale di causa ed effetto).

Non dimentichiamo che tutto ciò che non ha il sostegno di Dio Padre, il sostegno del Supremo, non può che essere effimero.